Area Wilderness - Val Parina

FITOGEOGRAFIA: LA DISTRIBUZIONE DELLE PIANTE
La Fitogeografia (o geografia vegetale) è lo studio della distribuzione geografica delle piante e delle loro comunità; il primo a occuparsi di questi argomenti fu Alexander von Humboldt, naturalista, geografo e viaggiatore tedesco, che viene quindi considerato il fndatore della fitogeografia.
La distribuzione geografica delle piante, così come la osserviamo, deriva dalle condizioni climatiche e paleogeografiche che hanno determinato la distribuzione delle specie vegetali e la formazione di comunità di vegetali con caratteristiche proprie.
Non è quindi casuale che il paesaggio vegetale sia quello che osserviamo: oltre alla storia del territorio, la natura del terreno e i fattori climatici determinano quali specie di piante possono sopravvivere e riprodursi in determinate zone e portano alla creazione di habitat caratterizzati da alcune specie.
Se consideriamo il territorio della Val Parina, i fattori che condizionano la vegetazione sono:
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il controllo edafico, che si manifesta nelle relazioni tra distribuzione dei litotipi, della geomorfologia, dei suoli e della vegetazione.
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il controllo climatico, che si manifesta nella strutturazione altitudinale della vegetazione.
In particolare dal punto di vista vegetazionale si possono riconoscere i seguenti ambienti:
A livello comunitario, con la Direttiva Habitat è stata individuata una serie di habitat di interesse comunitario a cui è stata attribuita una denominazione e un codice per poterli identificare facilmente. Gli elenchi degli habitat vengono aggiornati periodicamente secondo l'evolversi della situazione e delle conoscenze scientifiche.
Alcuni degli habitat identificati come presenti in Val Parina sono
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Vegetazioni erbacee di greto (3220)
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Vegetazioni arbustive di greto (3230)
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Faggete termofile (91K0)
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Orno-ostrieti, ostrieti mesofili e ostrio-faggeti (OrOs)
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Praterie calcofile continue (p.m.p. seslerio-sempervireti s.l.) (6170 a)
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Vegetazione delle rupi carbonatiche (8210)
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Seslerio-molinieti più o meno arbustati (6210 a)
VEGETAZIONI DEL GRETO DEI FIUMI
Vegetazioni erbacee (Habitat 3220)
Le vegetazioni erbacee di greto costituiscono un insieme eterogeneo di cenosi spesso molto diverse tra loro, che si insediano sui greti più disturbati e soggetti all'azione fluviale. Sono quindi localizzate generalmente su substrati ghiaiosi, generalmente grossolani, di solito adiacenti o compenetrate alle vegetazioni arbustive a salici.
La composizione floristica è simile alla componente erbacea dei saliceti di greto, con specie adattate al disturbo meccanico (Tussilago farfara, Polygonum spp., Petasites spp., Epilobium spp.) spesso esotiche (Erigeron annuus, Conyza canadensis, Solidago spp.) localmente accompagnate da specie maggiormente legate all'acqua come Polygonum hydropiper. Anche se spesso adiacenti alle formazioni forestali a ontano bianco, raramente i greti ospitano le specie di queste ultime vegetazioni.
Anche le vegetazioni erbacee di greto si osservano principalmente lungo il corso del Brembo, e la loro distribuzione spaziale è ancora più irregolare di quella dei saliceti e spesso effimera.
Le vegetazioni erbacee di greto, come e più di quelle arbustive, sono per loro natura adatte a sopportare il disturbo meccanico, e hanno quindi tempi di ripristino brevi. Anch'esse sono minacciate dagli interventi di regimazione e sistemazione fluviale, anche se l'ingresso delle specie esotiche costituisce probabilmente la minaccia più forte.
Vegetazioni arbustive (Habitat 3230)
Sono state riunite in questa tipologia formazioni arbustive sviluppate lungo le scarpate perialveali dei maggiori corsi d'acqua, comunemente caratterizzate da boscaglie di S. elaeagnos (= Salix incana), cui si associano, sulle piane alluvionali ghiaiose, boschetti di ontano bianco (Alnus incana). Comunemente associate sono alcune megaforbie: Cirsium montanum, C. erisithales, Petasites albus. Trattandosi di corsi d'acqua montani, le fasce perialveari sono ristrette, raramente formano fasce continue e sono difficilmente cartografabili.
Come è noto, le formazioni perialveali presentano un'elevata biodiversità che riguarda in particolare la componente faunistica invertebrata.
Questi habitat sono caratterizzati da una rapida resilienza alle azioni di disturbo, causate sia da eventi naturali (alluvioni ed eventi erosivi che intaccano le fasce ripariali) che da interventi di modificazione temporanea. Tuttavia spesso gli interventi di regimazione idraulica (posizionamento di massicciate) comportano trasformazioni pressoché irreversibili che eliminano i microhabitat umidi e ombrosi e trasformano il regime idrogeologico legato a piccoli acquiferi di subalveo associati al substrato grossolano che costituisce questi corpi alluvionali. Anche gli effetti degli impianti di sfruttamento idroelettrico modificano il regime del subalveo con effetti sulla biodiversità.

I BOSCHI
In valle sono presenti boschi mesotermofili e calcofili a dominanza di Fagus sylvatica caratterizzati da Carex alba, Sesleria varia, Cephalanthera damasonium (frequente anche C. longifolia).
Comprendono sia boschi densi a fustaia sia boscaglie di nuova ricostituzione di faggio ceduo mescolato ad Acer pseudoplatanus, Laburnum alpinum, Sorbus aria, Corylus avellana. Includono inoltre ostrio-faggeti: ostrieti mesofili con partecipazione di Fagus sylvatica, distribuiti nelle zone intermedie tra la posizione in espluvio e l'esposizione nord dei versanti in destra idrografica della Val Parina alle quote di 700-1100 m.
Le faggete termofile si presentano sui versanti soleggiati, soprattutto in dolomia, tra 800 e 1300 m s.l.m. sul versante destro idrografico della Val Parina.
Il governo a ceduo delle faggete riflette un intenso sfruttamento, perpetuato fin dalla fine del Medioevo, con lo scopo di ricavare carbonella ad uso soprattutto della metallurgia. Numerose sono infatti le tracce della presenza di aree destinate a carbonaie, ancora visibili in questi boschi.
La ceduazione frequente porta alla formazione di cenosi forestali chiare in cui è favorito l'ingresso di numerose specie che in una faggeta matura difficilmente potrebbero entrare per le ridotte condizioni di luminosità del sottobosco.
D'altra parte le condizioni di disturbo periodico provocate dall'attività di ceduazione modificano l'ecologia della luce e della lettiera e quindi limitano le specie proprie degli stadi avanzati della dinamica forestale. Altro fattore di disturbo è rappresentato dal verificarsi di incendi che, in questi ambiti, causano forte degrado della struttura in quanto interessano le chiome. Ad aumentare il rischio di incendi contribuisce la mancanza di cura del bosco negli anni che intercorrono tra due turni ravvicinati, che determina l'accumulo di grandi quantità di legname secco nel sottobosco.
La gestione forestale in passato ha quasi sempre determinato l'espansione dei boschi di abete rosso a danno delle faggete e degli abieti-faggeti, che nel settore carbonatico delle Orobie, tenderebbero a dominare l'orizzonte montano.
Le faggete mesofile (Habitat 8130) sono accompagnate da Galium odoratum e Cardamine heptaphylla. Comprendono sia boschi densi a fustaia sia boscaglie di nuova ricostituzione di faggio ceduo mescolato a Acer pseudoplatanus, Laburnum alpinum. Si tratta di faggete mesofile diffuse sui pendii con esposizione nord e intermedia, freschi e caratterizzati da suoli bruni evoluti, a quote comprese tra i 1000 m e il limite del bosco.
Gli Orno-ostrieti, ostrieti mesofili e ostrio-faggeti comprendono i boschi cedui calcofili a dominanza di carpino nero (Ostrya carpinifolia) si presentano sia in contesti termofili dell'orizzonte submontano con frassino orniello (orno-ostrieti) e roverella (querco-ostrieti), sia in ambiti mesofili (ostrieti mesofili) e rupestri con partecipazione di nocciolo e maggiociondolo e, localmente, di tasso (Taxus baccata). Inoltre sono stati cartografati in questa tipologia i boschi di carpino nero misti a faggio (ostrio-faggeti pro parte) che si presentano frequentemente sui versanti con esposizioni soleggiate a quote di 700-1000 m s.l.m., in particolare sui versanti in destra idrografica della Val Parina
Praterie e pascoli di montagna
La vegetazione delle forre
I sentieri di bassa quota sono praterie a dominanza di Sesleria varia che raggiunge coperture molto elevate e comprendono i cosiddetti "seslerieti di forra", presenti in Val Parina, che si caratterizzano, oltre che per gli elementi di Caricion austroalpinae e di Tofieldietalia, per la presenza di specie rupicole sciafile come: Phyteuma scheuchzeri, Valeriana saxatilis, Aquilegia einseleana.
I seslerieti di forra (inclusi nei seslerieti di bassa quota) presentano un discreto valore naturalistico in quanto rientrano nelle tipologie di vegetazione che possono colonizzare l'ambiente di forra, in cui si creano condizioni edafiche e microclimatiche assai peculiari per condizioni d'ombra, presenza di sorgenti e aridità edafica causata dalle forti pendenze dei versanti, cui si contrappone un regime elevato di umidità atmosferica.
Si possono presentare delle forre anche sulle rupi carbonatiche più esposte ed aride, in fenditure profonde della roccia, ove vi sia una copertura forestale e in habitat freddi e umidi per la presenza di stillicidi. In Val Parina sono diffuse anche rupi strapiombanti di bassa quota nel fondovalle in forra e spesso sotto copertura forestale.
Sono ambienti caratterizzati da ridotta luminosità ed elevata umidità edafica e atmosferica, con specie del Cystopteridion (Cystopteris fragilis, Valeriana saxatilis, Viola biflora), nonchè specie rupicole trasgressive da altre vegetazioni, cioè che presentano il proprio habitat principale al di fuori dell'ambiente rupestre, ma che si spingono sulle rupi in particolari condizioni microambientali.
Negli orizzonti superiori di vegetazione (oltre i 1500 m), mentre si mantengono i medesimi caratteri edafici già descritti per le rupi di bassa quota (forte aridità e substrato fortemente basico, a composizione carbonatica massiccia), i fattori microclimatici risultano modificati da una diminuzione della temperatura dell'aria e da una più forte ventosità.
La vegetazione delle rupi calcaree
Si tratta di rupi carbonatiche con vegetazione diversificata,comprendente: entità proprie di rupi strapiombanti (casmofite xerofile); specie trasgressive da altre vegetazioni (es. rupicole nemorali di Fagetalia per le rupi sotto copertura forestale) e inoltre altre litofite che frequentano habitat sia rupestri che glareicoli.
I caratteri chimico-fisici e la morfologia del litotipo condizionano strettamente la vegetazione rupicola, che in genere presenta coperture modeste, ma un'elevata ricchezza floristica e diversificazione di habitat.
Nell'area il substrato roccioso è in prevalenza costituito da rocce carbonatiche, piuttosto compatte, fratturate ma in genere poco carsificate. Si individuano anche ambienti casmofitici (= in ombra d'acqua, rupi strapiombanti, ripari).
Le vegetazioni rupicole calcofile diffuse negli orizzonti altitudinali inferiori vengono inquadrate nelle cenosi del Potentillion caulescentis, in cui rientrano entità xerofile e termofile proprie di questi ambienti (casmofite xerofile).
L'associazione caratteristica delle rupi aride di bassa quota (400-1600 m) con esposizione a sud e intermedia è il Potentillo-Telekietum speciosissimae (SUTTER & PIROLA 1962; SUTTER 1969).
Le specie caratteristiche sono Telekia speciosissima e Phyteuma scheuchzeri. Accanto a questi ambienti di rupe estremamente secchi vi sono anche ambienti rupestri, lungo forre la cui vegetazione è descritta qui.
L'importanza sinecologica e floristica di queste cenosi rupicole riguarda soprattutto la ricchezza floristica e la conservazione di flora e microfauna relitta ed endemica delle Prealpi Lombarde.
Si segnala tuttavia l'assenza di studi specifici sulla flora briologica, lichenologica e sull'entomofauna. Manca inoltre una conoscenza sperimentale dei fattori ecologici che caratterizzano l'habitat delle rupi e che possano consentirne una gestione più accurata e l'individuazione immediata di rischi al loro sussistere.

CHE COSA SONO GLI ENDEMISMI?
In termini ecologici si definisce un "endemismo" una specie la cui distribuzione si è ristretta a una determinata area geografica, che può essere più o meno ampia. All'opposto delle specie endemiche vi sono le specie cosmopolite, cioè quelle specie che sono distribuite in tutto il globo.
Gli endemismi derivano tipicamente da condizioni di isolamento di un gruppo di esseri viventi che si evolve indipendentemente dagli altri, senza scambi del patrimonio genetico, e che si differenzia in modo così cospicuo da dare origine a nuove specie o sottospecie. Casi tipici di endemismo sono quelli legati alle isole oppure ad ambienti in cui una specie può viveere circondate da zone inospitali.
L'ambiente di montagna per alcune specie vegetali rientra in questa categoria: specie adattate all'ambiente in quota non sono in grado di colonizzare le valli che separano le cime e pertanto rimangono isolate e confinate agli ambienti in cui si sono evolute.
È questo il caso di molti endemismi delle Alpi, e in particolare delle Prealpi Lombarde, dal Lago di Como al Monte Baldo, che rappresentano uno dei territori delle Alpi più ricchi di specie vegetali, tra le quali diverse sono endemiche. Il termine "endemismo insubrico" è stato utilizzato per indicare l'endemismo delle Prealpi Lombarde o addirittura delle Prealpi Meridionali e sono infatti presenti ben 26 specie esclusive, le vere e proprie endemiche insubriche tra cui Allium insubricum, Linaria tonzigii, Silene elisabethae, Campanula raineri.
Le specie endemiche sono quindi entità uniche e di grande valore botanico che devono la loro presenza alle vicende storico-geologiche del territorio.

GLI ENDEMITI OROBICI
Le Alpi Orobie hanno svolto il ruolo di centro di evoluzione durante il Neogene e sono state oasi di rifugio per molte specie, che oggi sono endemiche o subendemiche, nel corso delle variazioni climatiche del Quaternario, in particolare durante le glaciazioni.
Tali specie possono essere suddivise in ordine di areale crescente in:
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specie endemiche con areale di distribuzione molto ristretto (Prealpi Bergamasche);
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specie endemiche con areale centrato sulle Prealpi Lombarde o sconfinanti nei settori adiacenti;
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specie endemiche alpiche, diffuse in tutto il settore calcareo delle Alpi;
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specie artico-alpine relitte e montane rare.
Gli endemiti orobici sono specie presenti esclusivamente all'interno del territorio orobico
Le specie segnalate per il settore carbonatico della Val Brembana, non necessariamente in Val Parina, sono:
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Galium montis-arerae Merxm. Et Ehrend.
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Linaria tonzigii Lona
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Minuartia grignensis (Rchb.) Mattfeld
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Moehringia concarenae F.Fen et Martini
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Saxifraga presolanensis Engler
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Primula albesis Banfi et Ferlinghetti
Altre specie di interesse:
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Viola dubyana Burnat ex Gremli
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Silene elisabethae Jan
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Aquilegia einseleana









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